Reggio Calabria: truffe con finti sindacati di polizia

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Un arresto in flagranza e 5 denunce in stato di libertà per associazione a delinquere, truffa e sostituzione di persona.

È questo l'esito dell' "Operazione A.S.T.O.R.E", avviata a maggio dagli investigatori della Digos della questura di Siena.

Gli indagati da oltre 10 anni avevano creato un'organizzazione specializzata nella vendita telefonica di abbonamenti a riviste di polizia fingendosi appartenenti ai sindacati delle forze dell'ordine.

Quando gli uomini della Digos senese, coadiuvati dai colleghi della questura di Reggio Calabria, hanno fatto irruzione all'interno di un call center a Polistena nel reggino hanno sorpreso un 23enne in quella che era diventata la base operativa del gruppo.

Il giovane, al momento dell'irruzione, era al telefono con un potenziale cliente di Roma al quale stava dicendo di chiamare dalla redazione di un sindacato di polizia, per promuovere degli abbonamenti.

Otto le postazioni telefoniche presenti nel call center, all'interno del quale sono stati trovati elenchi telefonici di tutte le città d'Italia e tabulati con numeri di utenti distribuiti su tutto il territorio nazionale.

I tabulati erano accompagnati da resoconti delle vendite effettuate mensilmente, con tanto di codici con il dettaglio delle consegne effettuate, ancora in sospeso e rifiutate.

La tecnica utilizzata per convincere gli interlocutori era sempre la stessa. I centralinisti, seguendo uno schema preciso, contattavano il potenziale cliente al quale veniva riferito che la chiamata veniva effettuata dal centro di distribuzione della rivista del sindacato di Polizia o dal centro redazionale dell'Arma dei carabinieri, o della Guardia di finanza o dei Vigili del fuoco.

Poi il centralinista diceva che la rivista si poteva finanziare solo con il ricavato della vendita e solo alla fine proponeva l'abbonamento per importi che variavano da 50 a 200 euro.

I dipendenti del call center venivano pagati a percentuale, anche questa variabile in relazione alla tipo di rapporto instaurato con la società.

Le indagini svolte anche con l'aiuto della Guardia di finanza di Siena, hanno accertato che la società che gestiva il call center aveva accordi con una casa editrice che era incaricata di effettuare materialmente le consegne dei pacchi con le riviste che venivano poi pagate in contrassegno.

Il ricavato della vendita delle riviste e dei vari gadget veniva poi ripartito nella misura del 30% per i centralinisti, del 25% per la casa editrice e del 45% al call center.

Agende di un sindacato di polizia, riviste delle forze dell'ordine, adesivi, notebook, libri e telefoni cellulari utilizzati per effettuare il telemarketing, sono alcuni degli oggetti sequestrati durante l'irruzione della Polizia all'interno della sede.

12/07/2011
Parole chiave:
truffe