Arresto di terroristi: progettavano attentati a Milano

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operazione di poliziaArrestati questa mattina, dalla Digos di Milano, due marocchini con l'accusa di terrorismo internazionale. Si chiamano Rachid Il Hami e Gafir Abdelkader. Il primo, 31 anni, è uno dei predicatori del centro culturale "Pace Onlus" di Macherio (MI), il secondo, 42 anni, ne era invece un frequentatore. Intercettati al telefono fino allo scorso novembre, sono stati sentiti rivendicare la loro appartenenza ad Al Qaeda.

Fra i bersagli individuati dai due indagati, ci sono sia obiettivi militari (caserme dell'Esercito, dei Carabinieri ed uffici della Questura), nonché obiettivi civili, che progettavano di colpire con modalità diverse. I due volevano utilizzare un camion pieno di esplosivo contro l'Esselunga di Seregno, i parcheggi di un locale notturno adiacente, la caserma dei carabinieri di Giussano e l'ufficio immigrazione della Questura di Milano. Con alcuni complici, dieci gli altri indagati a piede libero, avrebbero poi ripiegato sull'utilizzo di alcune bombole di ossigeno da far esplodere secondo delle istruzioni che avevano trovato navigando in internet.

Parlavano di realizzare attentati nei confronti di obiettivi civili e militari, ma pensavano anche di lasciare presto l'Italia soprattutto dopo avere scoperto di essere spiati con una "cimice" all'interno del centro culturale che entrambi frequentavano. I due uomini potevano colpire: stando a quanto emerge dall'inchiesta, infatti, in particolare Rachid aveva disponibilità economiche che gli provenivano dalla vendita di una casa e dal fatto di occuparsi del cosiddetto prestito islamico.

L'operazione , "Shamal - Vento dell'Iraq", iniziata nel marzo dello scorso anno, è nata dopo la segnalazione di personaggi riconducibili al fondamentalismo islamico presenti nel centro culturale. Il luogo di ritrovo è una sorta di deposito in un'area abbandonata, che veniva utilizzata come centro di aggregazione degli islamici del luogo, e dove venivano condotti anche corsi di formazione.

La struttura come le attività che venivano condotte, sono state ritenute dagli investigatori ''sane' ed è per questo che il centro non è stato sequestrato. Ma una volta terminata l'attività ufficiale, nel deposito, soprattutto di sera, si tenevano incontri ristretti a tre o quattro persone, che davano piena adesione alla logica jiadhista.

Gli investigatori si sono trovati di fronte ad una cellula composta da stranieri da tempo inseriti nel nostro tessuto sociale e svincolati dalle tradizionali affiliazioni jihadiste internazionali, di cui, però, condividevano pienamente l'ideologia violenta, il desiderio di martirio e la determinazione operativa. Gli stessi, inoltre, avevano maturato la convinzione che una valida ed efficace azione di jihad potesse essere condotta anche nel nostro paese.

02/12/2008
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