Messina: schiave del sesso fanno arrestare banda di sfruttatori

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Facevano arrivare in Italia, spesso con l'inganno, giovanissime rumene, per schiavizzarle, segregarle e costringerle a prostituirsi. Molte ragazze hanno tentato di ribellarsi finché quattro di loro sono riuscite a fuggire, e con le loro rivelazioni hanno dato origine all'operazione "bani bani" (soldi in rumeno) conclusa questa mattina dagli uomini della Squadra mobile di Messina.

Dieci persone, nove rumene e una italiana, sono finite in carcere, mentre per cinque italiani sono scattati gli arresti domiciliari. Altre 17 sono ricercate e sette sono già detenute in Romania e in Italia.

Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione anche minorile, tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù e sequestro di persona.

L'indagine, iniziata nel 2007, ha fatto emergere un'organizzazione di criminali spietati, che reclutavano le giovani donne nei territori d'origine, pagando una somma di denaro alle loro famiglie, tutte molto povere e le avviavano alla prostituzione esercitando su di esse una sorta di diritto di proprietà.

Le malcapitate venivano private della libertà, sottoposte a soggezione psicologica e violenza fisica. I loro guadagni venivano confiscati e ogni minima protesta veniva repressa con brutali pestaggi e stupri di gruppo, ricorrendo anche a minacciare ritorsioni nei confronti dei familiari rimasti in Romania. Spesso le giovani erano costrette anche ad abortire dai "padroni", che disponevano di loro come se fossero delle merci.

Gli aguzzini arrivavano ad organizzare delle aste, mettendo in palio, al miglior offerente, la verginità di alcune giovanissime ragazze, prima di costringerle a prostituirsi.
L'organizzazione, che controllava l'industria del sesso a Messina, aveva una vera e propria struttura imprenditoriale che metteva a disposizione anche mezzi e risorse logistiche: fornivano alle loro schiave tutto ciò di cui avevano bisogno, compresi alloggi e abiti "da lavoro".

Durante le ore lavorative le donne erano sorvegliate continuamente al fine di impedirne la fuga e per contabilizzare la durata delle prestazioni.

L'operazione della Squadra mobile di Messina è stata portata a termine con l'ausilio dei commissariati di Milazzo e Taormina e delle Squadre mobili di Catania, Caserta, Cosenza, Firenze, Palermo, Monza, Reggio Calabria e Siracusa.

Molte delle ragazze liberate dalla schiavitù hanno aderito al programma di assistenza ed integrazione sociale, con la speranza di avere un futuro migliore.

09/02/2011
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