Anniversario della Legge 121/1981

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Legge 121 Presso l'Aula Parisi della Scuola Superiore di Polizia l'11 aprile 2010, si è svolta la cerimonia per l'anniversario della promulgazione della Legge 121/1981 di riforma dell'Amministrazione di PS.

L'evento è stato aperto dal Direttore della Scuola, il Dirigente Generale dott. G. Cautilli, il quale ha ringraziato il Capo della Polizia, il Pref. A. Manganelli, per la sua presenza ad un evento così importante, ricordando la presenza in aula, oltre dei Commissari del 100° e 101° Corso, anche di rappresentanze del corso di Alta Formazione presso la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, dell'istituto di Nettuno e delle scuole di Trieste, Peschiera, Spoleto e Caserta.

Il Direttore ancora ricorda come la legge 121/1981 rappresenti una pietra miliare per l'Ordinamento della Polizia, per le novità introdotte sotto il profilo della sicurezza pubblica e per le questioni che ne sono sorte anche grazie al voluminoso corpus iuris derivatone. Ecco perché, si sottolinea, è di forte rilievo l'intervento del Capo della Polizia per soddisfare l'esigenza di una lettura evolutiva, di un'indicazione chiara del modo in cui la legge si pone rispetto agli sviluppi politici e culturali della nostra società.

Il Capo della Polizia sottolinea come l'espressione "lectio magistralis" vada lasciata al mondo accademico, provenendo lui dalla strada che lo ha trascinato in un palazzo di cui non faceva parte. Si tratta allora di osservazioni e riflessioni che derivano dalle esperienze di vita, che sono animate dalla celebrazione di una ricorrenza, come i 150° anni dell'Unità d'Italia.

Il Capo sottolinea la scelta di rivolgersi ad un uditorio composto non dai responsabili delle varie forze di polizia che operano o dai vertici istituzionali, bensì da chi si concentra sulla ricerca e sulla formazione e da rappresentanze delle Polizie straniere: saluta i corsi di formazione per Commissari e i rappresentanti delle altre Scuole, che sono di strategica importanza per la formazione, perché diventano il luogo dove si elaborano e pianificano le piattaforme dalle quali nascono le politiche di investimento della attuale politica della sicurezza.

Il Capo prosegue con una riflessione sulla portata oltremodo straordinaria per l'epoca della Legge 121, tanto che oggi sarebbe inimmaginabile una riforma di tale spessore, finalizzata al sistema di sicurezza del paese. Si ricorda la legislazione della c.d. "emozione", specialmente nel campo della legislazione penale di contrasto alla criminalità di volta in volta emergente: si pensi al sequestro di persona o al terrorismo ovvero all'immigrazione. Ecco perché tornare indietro e leggere la complessa massa di norme che costituiscono l'impianto della riforma è entusiasmante, al pari della lettura della Costituzione e della trasposizione dei valori dei Padri Costituenti in una cornice perfetta.

Il Prefetto Manganelli ricorda come la riforma della pubblica sicurezza sia stato un iter travagliato e coraggioso al contempo, che ha portato ad una chiara definizione di ruoli, compiti, funzioni ed obiettivi da realizzare. E va da sé che l'evoluzione della società determini una non più adeguata previsione normativa che va corretta o che, comunque, richiede una maggiore realizzazione pratica di quanto già previsto.

L'importanza della Legge 121 è stato principalmente quello di individuare le Autorità non solo competenti, ma anche responsabili in materia di pubblica sicurezza: l'autorità primaria è il Ministro dell'Interno, individuato quale Autorità Nazionale di PS, dalla quale dipende il sistema della pubblica sicurezza nel suo complesso. Intorno al principio di unitarietà del sistema della pubblica sicurezza, all'organo di vertice corrispondono, a livello territoriale, le autorità del Prefetto e del Questore, differenziati oramai nelle loro funzioni.

In questo scenario, si pone il Sindaco quale figura che si inserisce nel sistema della pubblica sicurezza del Paese, sgombrando immediatamente il capo dal timore che l'attribuzione ai Sindaci di tali poteri rischi di ledere l'unitarietà statale: laddove si prevede la sicurezza pubblica, si prevede anche esplicitamente che sono le forze di polizia ad occuparsene, circoscrivendo le funzioni del Sindaco alla sterilizzazione di situazioni di disagio o degrado ambientale che possono far insorgere fenomeni di criminalità.

Il Capo ricorsa come la Legge 121 abbia creato un'apposita Amministrazione di P.S., ad ordinamento speciale, civile ed articolata in uffici centrali e periferici: il centro deve fare un lavoro di regia, di raccordo, di servizio e supporto all'attività che proviene dal territorio. Sono stati creati il Dipartimento di P.S. e l'Ufficio di Coordinamento e Pianificazione delle Forze di Polizia.

Il Dipartimento deve realizzare una casa comune, un momento di coordinamento e raccordo condiviso in cui non c'è il coordinato ed il coordinatore, ma c'è una scelta condivisa tra chi si siede allo stesso tavolo con lo stesso peso. Se l'esperienza di strada insegna che si coordina solo con il comando, d'altro canto deve predominare pur sempre il buon senso nella sua interpretazione: la legge 121, non a caso, sottolinea come le autonomie ed i valori cui ogni forza di polizia si ispira non debbano essere mortificate.

Il Capo, giunto al suo quarto anno, osserva come egli non abbia mai trovato alcun ostacolo insormontabile. Certo, alcune questioni hanno reso necessario riunirsi più volte, nel tentativo di trovare dei punti di incontro, ma mai si è frapposto alcuno ostacolo al coordinamento delle forze di polizia: quello che è importante è sempre cercare l'intesa personale sul piano territoriale e centrale, nella condivisione degli stessi valori.

Si passa, poi, alla menzione degli uffici interforze che rappresentano almeno il 50% degli uffici del Dipartimento, diretti a rotazione tra le varie forze di polizia: si pensi alla Direzione Centrale antidroga, all'Interpol, all'Europol, agli uffici dedicati all'analisi criminale, ai collaboratori di giustizia, all'UCIS, alla Scuola di Specializzazione Interforze (unica in Europa), alla Dia.

Il Dipartimento, infine, ha il compito di essere il comando generale della Polizia di Stato, con compitoi di direzione, amministrazione, gestione e governo. Pertanto, convivono queste due anime, senza che ci siano ambiguità: la direzione ed il comando di una forza di polizia ed il coordinamento del "sistema sicurezza".

Non è un caso che si sia data alle stesse una collocazione fisica diversa, pur facendo capo ad uno stesso vertice: il responsabile della Polizia di Stato è anche il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, ossia di quella struttura della Pubblica Sicurezza che è stata immaginata per svolgere questa attività di coordinamento. La sua denominazione di Capo della Polizia era la stesa anche prima della riforma del 1981, essendogli attribuita la responsabilità finale della attività di polizia in senso lato.

Ancora, si ricorda che con la legge 121 è stato realizzato il riassetto dello stato giuridico del personale, è stato sciolto il Corpo delle Guardie di PS, è stata sciolta la Polizia femminile (con compiti che si ritenevano attagliati alla donna), con pieno riconoscimento della donna e del suo ruolo di piena parità rispetto all'uomo nello svolgimento dei concorsi o nella progressione in carriera.

Si conclude osservando che la Polizia di Stato festeggia oggi i suoi 30 anni dalla nascita, celebra i suoi 159 anni, prima dell'Unità d'Italia, come nuova forza smilitarizzata con funzioni e dignità di forza civile.

Gli aspetti immediatamente percepibili sono la smilitarizzazione e la sindacalizzazione. La veste civile dell'operatore di polizia si evidenzia anche nella Scuola Superiore dove si formano i giovani funzionari e si aggiornano quelli già tali: il momento di formazione iniziale è fondamentale per plasmare una professionalità, oggi raffinata con il Master di II livello e consegnata al territorio. E quella stessa formazione va migliorata ed adeguata alle nuove impostazioni volute dall'Europa o dalle nuove esigenze che il territorio manifesta

31/05/2011
(modificato il 13/12/2013)
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