Mercanti di schiavi, la piaga del terzo millennio

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Imbarcazione con clandestini

Una cellula criminale gestiva da Crotone il trasferimento in Italia di migliaia di clandestini provenienti dall'Egitto, dal Marocco, dal Sudan e da altre nazioni africane. Ma un'imponente operazione della Polizia di Stato ha praticamente azzerato l'organizzazione che deportava migliaia di clandestini dalle coste libiche a Lampedusa e poi a Crotone.

A realizzare il blitz gli uomini del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine (Dac) della Polizia di Stato e quelli della Squadra mobile della questura di Crotone. Hanno eseguito 31 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti trafficanti di esseri umani a Crotone, Milano, Firenze, Bologna e Rieti. L'accusa per tutti è di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di persone, al sequestro di persona a scopo di estorsione, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla riduzione in schiavitù. L'organizzazione criminale era in grado di programmare gli sbarchi sulle coste di Lampedusa e di Pantelleria e aveva basi operative in Libia e in Egitto.

Imponente il volume d'affari dei mercanti di uomini: sono stati tracciati e individuati cospicui movimenti finanziari che hanno permesso di ricostruire la tecnica utilizzata. Il denaro che ogni "schiavo" versava per la tratta veniva incassato da prestanome e trasferito all'estero con versamenti effettuati con sistemi di "money transfer". I metodi per estorcere il denaro erano brutali e venivano utilizzati anche nei confronti delle famiglie dei disperati. Inoltre coloro che non riuscivano a pagare venivano sequestrati e messi in catene fino al saldo del riscatto. Il prezzo del viaggio variava a seconda dei "servizi" forniti ai clandestini: per la tratta Libia-Italia dai 500 ai 700 dollari, altri 300 se il clandestino veniva agevolato nella fuga dal centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto (Crotone), ma c'era anche la tariffa per gli abiti nuovi o per un numero telefonico utile.

L'operazione "Abid" ("schiavo"), coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dalla Procura nazionale antimafia, è stata resa possibile grazie anche agli accordi di cooperazione firmati con la Libia. Accordi in cui hanno svolto un ruolo da protagonisti il vicecapo della Polizia e direttore dell'Immigrazione e della Polizia delle Frontiere Alessandro Pansa, e il capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno Anna Maria D'Ascenzo. Recentemente, per i fatti di cronaca del Cpt di Lampedusa, i due esperti italiani in tema di immigrazione hanno fatto luce, con i loro racconti, sulla strategia adottata dalle organizzazioni criminali per far sbarcare sulle coste nazionali, migliaia di disperati. Particolarmente rilevante e illuminante l'audizione di Alessandro Pansa durante l'ultima riunione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, presieduto da Alberto Di Luca.

03/02/2006
(modificato il 19/12/2007)
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