Intervista alla vedova di Emanuele Petri: "era un Gigante buono"

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Alcune immagini del sovrintendente Emanuele Petri e al centro il treno sul quale fu ucciso

In occasione del secondo anniversario della tragica scomparsa del sovrintendente Emanuele Petri abbiamo incontrato la signora Alma, vedova del poliziotto, che ci ha concesso una breve intervista in cui traspare tutta la tenacia e la dignità di una donna coraggiosa.

Che significa per un familiare di un servitore dello Stato qual è un poliziotto condividere la sorte - qualunque essa sia - di una realtà che può chiamarsi "missione"?
Se hai sposato un poliziotto e per 30 anni condividi e accetti i pericoli sai esattamente cosa vuol dire missione. Io sono stata addirittura preparata già da quando ero fidanzata con Emanuele perché mio suocero è stato un poliziotto della Stradale per 35 anni. In qualche modo ero una predestinata.

Com'era il suo Emanuele nella vita di tutti i giorni, in famiglia?
C'è qualcuno che l'ha definito "Gigante buono": a me sembra che in due parole sia racchiuso il senso della natura di Emanuele. Certo, se lo incontravi in divisa e non lo conoscevi qualche timore poteva incuterlo. Era normale per un omone alto più di un metro e ottanta che superava i 100 chili. Ma per chi lo conosceva e per noi della famiglia, mi creda, a dispetto della sua stazza era dolcissimo, gentile e amava i bambini come pochi altri.

Lei crede che l'esempio di suo marito come uomo e come servitore dello Stato, insieme a quello di altri servitori dello Stato, possa ottenere anche una giustizia umana per il presente e il domani dei nostri figli?

Sì, ci credo. Ma pure essendo preparata da tanti anni di convivenza con un uomo in divisa il prezzo che si paga è alto, troppo alto. Questo è giusto che lo sappiano soprattutto le nuove generazioni che si preparano ad affrontare una carriera nelle forze dell'ordine. Ma vorrei dire una cosa che mi viene dal profondo del cuore: il mio Emanuele è stato fino in fondo un onesto servitore dello Stato, proprio per questo è morto con onore. Ai giovani che si apprestano a entrare in Polizia dico con forza: seguite l'esempio di Emanuele, un uomo onesto, ma soprattutto un poliziotto rigoroso.

Come la fa sentire sapere che suo figlio ha intrapreso il difficile cammino del padre? (Angelo, il figlio del sovrintendente Petri fa anche lui il poliziotto, ndr)

Questa situazione la vivo abbastanza "tranquilla" - sorride la signora Alma Petri - mio figlio non deve essere condizionato, è giusto che faccia le scelte che crede. A me fa un pò impressione vederlo quando indossa la divisa, si guarda allo specchio ed esce dalla porta esattamente con la stessa andatura che aveva il padre. Tra l'altro il desiderio per una carriera in divisa Angelo l'aveva già espresso in famiglia, forse questa tragedia ha soltanto accelerato i tempi. Ripeto: è giusto che faccia le sue scelte, come tutti i ragazzi della sua età.

Le è stato chiesto per esigenze processuali, o è stata lei a chiedere di essere presente nell'udienza preliminare dello scorso anno al filmato realizzato al computer in cui è stata ricostruita in maniera molto realistica la tragedia che ha colpito suo marito?

È stata una mia volontà, non mi bastava quello che mi dicevano, volevo rivivere quei minuti di terrore che ha vissuto il mio Emanuele. È stata una dura prova, ma mai quanto l'affermazione della Lioce (Nadia Desdemona Lioce è imputata al processo relativo alla sparatoria sul treno dove morì il sovrintendente Petri, fu ferito un altro poliziotto e perì anche il terrorista Mario Galesi, ndr) quando in aula sentenziò che la vicenda del 2 marzo 2003 era da considerarsi solo un piccolo episodio, capisce? La morte di mio marito per lei era solo un piccolo episodio.

E lo Stato, le Istituzioni dopo il "piccolo episodio" come hanno reagito?
Devo dirle, sinceramente, che mi sono stati molto vicini. Al di là dei tanti riconoscimenti, come concerti, strade, monumenti, la medaglia d'oro al valore civile donata a mio marito e l'onore di dare il nome di Emanuele Petri a una caserma di Polizia (che avverrà oggi a Firenze, ndr), lo Stato non mi ha abbandonata mai. Tanto affetto e solidarietà anche dai colleghi di Emanuele, ma la cosa che non avrei mai immaginato è l'abbraccio dei cittadini, non solo quelli di queste zone, ma da tutta l'Italia e oltre.

02/03/2005
(modificato il 16/09/2015)
Parole chiave:
Petri - commemorazione - terrorismo