Arrestate 23 persone dalla Polizia di Stato di Stato di Bari per associazione a delinquere

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La Polizia di stato di Bari ha arrestato 23 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, detenzione e porto di arma comune da sparo aggravata dal fine di agevolare un'associazione di tipo mafioso, lesioni personali, violazione di domicilio, invasione di terreni ed edifici, furto e furto in abitazione, illecita concorrenza con minaccia e violenza in concorso ed aggravata dal metodo mafioso, favoreggiamento, minaccia. Gli arresti sono stati eseguiti dai poliziotti della squadra mobile, in collaborazione con personale del Servizio Centrale Operativo e delle Squadra Mobili di Brindisi, Foggia, Lecce, Matera e Taranto, con l'ausilio di equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine e del Gabinetto Interregionale Polizia Scientifica, nonché di Nuclei del IX Reparto Mobile, di unità cinofile ed aeree. L'attività investigativa ha consentito di documentare l'attività criminale del sodalizio mafioso denominato clan "Parisi", operativo a Bari e in alcuni comuni della provincia, che, attraverso il capillare e sistematico controllo del territorio, gestiva in situazione di monopolio numerose attività illecite. Tale egemonia si è sviluppata in maniera variegata, anche attraverso il monitoraggio e la gestione degli alloggi di edilizia popolare e, soprattutto, attraverso l'infiltrazione all'interno dei cantieri edili. Le attività investigative, grazie anche alle dichiarazioni rese da alcuni imprenditori taglieggiati, nonché da numerose attività tecniche, hanno consentito di acquisire convergenti e univoci elementi di responsabilità a carico di una struttura criminale organizzata, diretta da PARISI Savino, con base operativa nel quartiere Japigia di Bari, dedita a commettere estorsioni nel settore dell'edilizia. Tale struttura, attraverso condotte gravemente intimidatorie, seppur non sempre commesse con atti di violenza fisica, interagendo direttamente con il mondo imprenditoriale locale, ha alterato le regole di mercato e della libera concorrenza. Le investigazioni hanno, infatti, documentato che il clan sfruttava l'attività dell'imprenditoria edile, finendo per operare scelte aziendali di rilievo, imponendo ditte di fiducia o addirittura "imprese mafiose", così determinando indirettamente anche i prezzi di forniture e opere, sui quali poi pretendere una percentuale, secondo un preventivo accordo sinallagmatico. Dal complesso degli atti di indagine è emerso con chiarezza che le estorsioni si realizzano non più o non solo tramite la richiesta del "pizzo" o dell'assunzione di un guardiano scelto tra gli uomini di fiducia del sodalizio criminale, ma attraverso un sistema articolato di relazioni degli appartenenti al clan Parisi con gli imprenditori del settore edile che prevede l'imposizione delle ditte che devono aggiudicarsi i subappalti o le commesse di forniture e lavori; questo sistema estorsivo, che costituisce la reale novità dell'indagine, prevedeva il coinvolgimento di imprese amiche, che consentono al clan di lucrare sui ricavi dei subappaltatori. A tal proposito, risulta significativo che, oltre ad un imprenditore colpito dalla misura custodiale, perché ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, sono coinvolti altri 5 imprenditori edili. In conclusione, in base alle risultanze investigative, il clan Parisi si comporta come un vero e proprio broker o intermediario, che interviene sul mercato suggerendo, ma sostanzialmente imponendo, ditte e manodopera "amiche", dalle quali guadagna una percentuale sugli utili e sui compensi. Durante l'operazione sono stati sequestrati 3 immobili, 1 terreno agricolo, 15 autovetture, 13 motoveicoli, 3 imprese individuali, 5 società di capitali per un valore totale di 4.750.000 Euro, nonché, 79 rapporti bancari e finanziari, il cui valore è da quantificare.

15/03/2016
(modificato il 17/03/2016)
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