Giuseppe Dosi Il poliziotto artista che inventò l'Interpol italiana

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Il secondo Quaderno dell'Ufficio Storico della Polizia di Stato è dedicato alla figura di Giuseppe Dosi, uomo integerrimo e talentuoso che, con più evidenza storica rispetto ad altri, ha marcato la presenza fattiva e prestigiosa di un pubblico funzionario nelle vicende della società dei Suoi tempi.
Il volume spazia dal controverso caso "Gino Girolimoni", della cui innocenza Dosi si fece assertore, all'internamento del predetto Dirigente di P.S., durante il periodo fascista, nel manicomio romano di Santa Maria della Pietà; fino al sua "riabilitazione" da parte delle Autorità alleate e italiane e alla talentuosa missione di investigatore nell'Interpol.
Al di là delle Sue eminenti qualità di investigatore speciale e di persona dai poliedrici interessi, Dosi fu un uomo di cultura che intuì, cosa non frequente per l'epoca in cui visse, l'importanza di un'alleanza tra il sapere dell'Amministrazione e quello della Scienza, per indirizzare più compiutamente la quotidiana azione di servizio ai cittadini verso la ricerca della verità, anche la più scomoda.
Egli si pone emblematicamente tra passato e presente, tra tradizione e modernità quasi a cercare una sintesi, impossibile a realizzarsi a causa delle posizioni, sovente preconcette, con cui si è dovuto scontrare o per la semplice insipienza dei tempi.
Pochi come Lui, nel delicato periodo del secondo dopoguerra, seppero adoperarsi in ambito internazionale, con determinazione e impegno, per accrescere il prestigio e la considerazione verso la Pubblica Sicurezza, in quel frangente alle prese con le non facili problematiche della ricostruzione post bellica, puntando con convinzione sul rafforzamento della cooperazione di tutte le Polizie, quale migliore ed efficace antidoto nella lotta contro ogni forma di criminalità transnazionale.

04/02/2016
(modificato il 30/10/2020)