Immigrazione clandestina: 36 arresti a Palermo con "Golden circus"
Arrivavano in Italia come artisti circensi o ballerini, per essere assunti da compagnie di circo e teatrali, ma nella maggior parte dei casi nemmeno passavano sotto i tendoni o sui palcoscenici dei teatri.
Con l'operazione "Golden circus" gli agenti della Squadra mobile di Palermo hanno interrotto l'attività di un'organizzazione criminale specializzata nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aggravata dalla transnazionalità dei reati. Per qualcuno anche l'accusa di corruzione di pubblico ufficiale, falso materiale e ideologico. Coinvolti anche numerosi impresari operanti nel circuito circense italiano.
La Mobile palermitana ha eseguito 36 delle 41 ordinanze emesse dalla Procura della Repubblica nei confronti degli appartenenti all'organizzazione che aveva un giro d'affari stimato nell'ordine di 7 milioni di euro.
Almeno 500 i cittadini indiani, bengalesi e pakistani arrivati irregolarmente nel nostro Paese grazie all'attività del gruppo criminale che ruotava intorno alla figura fondamentale di un dipendente pubblico infedele.
L'uomo, dipendente dell'Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, faceva ottenere la documentazione necessaria agli immigrati per ottenere il visto d'ingresso per ragioni di lavoro.
Ogni immigrato pagava almeno 15mila euro: 2 o 3mila, a seconda che lo straniero fosse assunto veramente o solo fittiziamente, finivano nelle tasche degli impresari circensi compiacenti. Un'altra parte andava ai procacciatori di clienti, che agivano nei loro Paesi di origine, mentre una buona fetta andava al dipendente dell'assessorato regionale.
L'uomo, responsabile dell'Ufficio speciale di collocamento per i lavoratori dello spettacolo, produceva dei falsi nulla osta al lavoro per prima occupazione o visti d'ingresso per cittadini extracomunitari, necessari per ottenere, da parte delle ambasciate, il visto d'ingresso nel territorio nazionale.
Gli impresari circensi inoltravano la domanda di assunzione dello straniero all'ufficio dove lavorava il dipendente corrotto, il quale predisponeva, pure in mancanza dei presupposti, il "nulla osta al lavoro per prima occupazione o visto d'ingresso cittadini extracomunitari".
Per ottenere la documentazione servivano una copia del passaporto del cittadino straniero, il certificato di sana e robusta costituzione, alcune
referenze lavorative e il nulla osta dell'Ufficio immigrazione della questura.
Quando non riusciva ad ottenere il nulla osta per le vie regolari, l'uomo faceva ricorso a due stratagemmi alternativi: utilizzava un falso timbro
dell'Ufficio immigrazione della questura di Palermo, oppure emetteva direttamente un provvedimento dell'Assessorato che attestava, falsamente, la
presenza agli atti del nulla osta della Questura.
Per sveltire le "pratiche amministrative", il dipendente pubblico infedele ad un certo punto ha deciso di mettersi in proprio. Mantenendo il suo incarico alla regione ha aperto un suo ufficio privato, attraverso il quale ottenere diretti contatti con gli imprenditori circensi.
In questo "nuovo contesto lavorativo" ha coinvolto anche la moglie e i suoi due figli, che hanno messo a disposizione conti correnti e postepay su cui far confluire le cifre pagate dagli imprenditori circensi.
Sergio Foffo