‘Ndrangheta: progetto I-CAN, in dieci mesi arrestati 12 pericolosi latitanti
Si conclude oggi la tre giorni in Italia del vertice operativo di Interpol per fare il punto del Progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) nella lotta alla ‘Ndrangheta.
Il progetto è stato promosso dalla Direzione centrale della polizia criminale, guidata dal prefetto Vittorio Rizzi, insieme ad Interpol, e coinvolge Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza e le Forze di polizia di altri 10 Paesi del mondo (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Colombia, Francia, Germania, Stati Uniti, Svizzera, Uruguay).
La ‘Ndrangheta è la più potente organizzazione criminale al mondo, presente in 32 Paesi, di cui 17 in Europa, ma pochi ne conoscono la pericolosità fuori dall’Italia. In Europa molti ancora la considerano soltanto un fenomeno folcloristico italiano, mentre in altri continenti nessuno ne ha mai sentito parlare, nonostante operi in quei territori con affari milionari.
Si tratta di un brand internazionale, sia nella diffusione della sua forza militare che nella sua capacità di infiltrazione criminale nell’economia legale, basti pensare che le catture nell’ultimo mese di marzo dei latitanti di ‘Ndrangheta sono avvenute tutte all’estero: in Spagna Giuseppe Romeo, nella Repubblica Dominicana Marc Feren Claude Biart ed in Portogallo Francesco Pelle detto “Pakistan”.
L’obiettivo del progetto I- CAN, avviato poco meno di un anno fa, è stato quello di creare delle squadre specializzate in ciascuno dei Paesi aderenti che conoscessero la ‘Ndrangheta e fossero consapevoli di come l'organizzazione replica il suo linguaggio criminale all’estero, mantenendo la struttura verticistica e la base operativa in Calabria.
L’azione di contrasto in 10 mesi di attività, ha portato all’arresto di 12 latitanti: 3 in Argentina, 2 in Albania, 1 in Svizzera, 1 in Costa Rica, 2 in Spagna, 1 in Canada, 1 nella Repubblica Dominicana, 1 in Portogallo. Sono stati inoltre sequestrati patrimoni per circa 145 milioni di euro ed eseguite confische per 75 milioni di euro in tutto il mondo.
Risultati che testimoniano l’importanza dello scambio di informazioni a cui segue un’efficace risposta operativa resa possibile dal clima di fiducia che si è instaurato tra le Forze di polizia dei vari Paesi.
La delegazione Interpol, guidata da Stephen Kavanagh, executive director police services di Interpol – che è il vice del segretario generale di Interpol Jurgen Stock – ha incontrato a Catanzaro il procuratore Nicola Gratteri e a Reggio Calabria il procuratore Giovanni Bombardieri, a capo delle rispettive Procure delle Direzioni distrettuali antimafia. Entrambi hanno sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale di polizia e del coinvolgimento delle Forze di polizia straniere perché siano in grado di intercettare sul nascere i primi segni dell’inquinamento mafioso dell’economia.
A tal fine è stato inviato ai 12 Paesi aderenti al Progetto I-CAN, un decalogo di domande per monitorare la presenza della ‘Ndrangheta nel tessuto di quelle economie (nella logistica, nell’import-export, nella filiera agro-alimentare, nelle attività aeroportuali, ecc.).
Il motore del progetto sono state finora le indagini italiane: il prossimo step è rappresentato dalla forza propulsiva dell’attività delle polizie straniere che aderiscono ad I-CAN perché, grazie ad una nuova consapevolezza della minaccia, diventino dei moltiplicatori dell’azione di contrasto già attivata dal nostro Paese a tutela della sicurezza dei cittadini e dell’economia a livello mondiale.