Spacciavano cocaina e hashish, arrestate 5 persone a Caserta

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SpacciatoriSono cinque le persone arrestate dalla Squadra mobile di Caserta al termine di un'operazione antidroga che ha portato all'interruzione dell'attività di un'organizzazione di spacciatori attivi nel territorio comunale e provinciale.

L'accusa, che ha portato in carcere quattro di loro, è associazione per delinquere finalizzata all'acquisto, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina e hashish.

Il quinto arrestato è finito ai domiciliari con l'accusa di detenzione continuata di sostanze stupefacenti. Un sesto indagato, un altro corriere del gruppo, doveva essere arrestato, ma nel frattempo è deceduto per overdose.

L'indagine, iniziata nel 2013 e durata circa un anno, ha permesso agli investigatori di ricostruire l'organizzazione e il modus operandi del gruppo criminale.

Si tratta di una delle bande di spacciatori attive nella provincia campana, diventata terra di conquista da quando le Forze dell'ordine hanno annientato il clan camorristico dei Belforte; quest'ultimo, nella zona, aveva il controllo assoluto dello spaccio, arrivando anche a pretendere una sorta di pizzo da coloro che volevano "vendere" nel sua area di competenza.

L'indagine della Mobile nasce dalla continua attività di controllo del territorio e monitoraggio di alcuni personaggi della malavita che in passato erano stati coinvolti in analoghe attività illecite. L'organizzazione criminale si riforniva regolarmente a Caivano (Napoli), dove era nato e risiedeva uno degli arrestati che si occupava proprio di acquistare la merce.

Per il trasporto e la vendita della droga la banda era particolarmente ricca di fantasia, e adottava diversi stratagemmi nella speranza di eludere eventuali controlli delle Forze dell'ordine.

Nel settembre 2013 gli agenti della Squadra mobile casertana ne arrestarono un componente della banda trovato con quattro chili di hashish e sei grammi di cocaina, nascosti all'interno della fiancata posteriore sinistra della sua auto. La droga era suddivisa in quattro cubi avvolti con il nastro adesivo, ognuno dei quali conteneva dieci panetti di hashish. In una circostanza i corrieri avevano utilizzato come mezzo di trasporto un taxi, guidato da un complice.

Il leader del gruppo aveva allestito un sistema di spaccio "itinerante": dopo un breve contatto telefonico con l'acquirente, la cessione veniva perfezionata, da lui o da uno dei suoi complici, in un luogo pubblico, che variava continuamene, indicato cripticamente tramite telefono cellulare. In alcuni casi invece il primo contatto avveniva direttamente a casa sua, dove i clienti facevano l'ordine e pagavano il prezzo pattuito. Successivamente veniva loro comunicato il luogo dove avrebbero trovato il pusher per la consegna delle dosi.

Per non essere intercettato l'uomo cambiava spesso numero di telefono, e comunque effettuava sempre chiamate molto brevi durante le quali utilizzava sempre un linguaggio in codice. Inoltre i pusher trasportavano solo la dose per la singola consegna, in modo da poterne giustificare il possesso con l'uso personale.

19/01/2015