Arrestati a Ragusa 7 scafisti smascherati dai bimbi

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I migranti clandestini sulla nave soccorsiSono stati traditi dal pianto disperato dei bambini che avevano strappato dalle braccia delle loro mamme, i sette scafisti arrestati dagli agenti della Squadra mobile di Ragusa che, insieme a quelli del Servizio centrale operativo (Sco), hanno iniziato le indagini appena i migranti sono arrivati nel porto di Pozzallo nella serata del 31 luglio.

I criminali, fingendosi dei papà, volevano confondersi tra le persone che avevano trasportato dalle coste egiziane fino alle acque territoriali italiane. Sono stati proprio i veri padri a confermare poi, che gli scafisti avevano preso i bambini minacciando le mamme.

L'imbarcazione con a bordo i clandestini era stata soccorsa in alto mare da un mercantile allertato dal Maritime rescue coordination centre (Mrcc), il Centro coordinamento di soccorso marittimo italiano che ha sede a Roma presso la centrale operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto. I soccorritori hanno recuperato tutte le persone sul natante e le hanno accompagnate in porto.

Gli indagati sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, avendo procurato l'ingresso in Italia, eludendo i controlli di frontiera, di 295 migranti di origini siriane, egiziane e dell'Africa centrale. Quasi cento di questi sono minori di 18 anni, e molti di loro sono neonati.

La nave soccorsi al suo arrivo in portoGli agenti hanno impiegato poco tempo a capire lo stratagemma degli scafisti, traditi anche dal loro atteggiamento e da quello di assoluto rispetto e timore nei loro confronti da parte degli altri clandestini. Uno di loro ha anche cercato la fuga, ma dopo un breve inseguimento gli agenti lo hanno bloccato e condotto, insieme agli altri, negli uffici della Polizia di Stato presenti all'interno del Centro di primo soccorso ed accoglienza di Pozzallo.

L'indagine dei poliziotti è stata particolarmente difficile. Infatti le testimonianze dei migranti erano tutte discordanti e quindi non potevano essere vere. Dopo ore di colloqui e di richieste di collaborazione, finalmente uno dei passeggeri si è deciso a raccontare la verità.

Quasi tutte le persone a bordo erano di religione musulmana, e prima di partire, sono state costrette, sotto minaccia, a giurare sul Corano che non avrebbero indicato gli scafisti.

Fortunatamente i pochi non musulmani hanno rotto il muro del silenzio e hanno aiutato i poliziotti a smascherare i criminali, raccontando nei minimi particolari la loro odissea.

L'organizzazione di egiziani, di cui fanno parte gli scafisti arrestati, faceva partire i "clienti" da una piccola spiaggia. A gruppi di 25-30 raggiungevano un peschereccio che sarebbe partito solo al completo. E per riempirlo ci sono voluti 15 giorni. Poi, finalmente, la partenza per un viaggio di cinque giorni, concluso con la richiesta di soccorsi da parte del comandante.

Si tratta di un business molto redditizio per le organizzazioni criminali che lo gestiscono, infatti, per assicurarsi un posto sul peschereccio, ogni persona ha dovuto sborsare circa tremila dollari.

Singolare la testimonianza di uno dei passeggeri, che ha raccontato di aver trovato il contatto per raggiungere illegalmente l'Europa, tramite Facebook, su una pagina dedicata ai rifugiati siriani nel mondo.

Sergio Foffo

02/08/2014
(modificato il 17/11/2014)