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Clandestini

Riflessioni sul lancio del dialogo con i Paesi terzi e possibili azioni nei Paesi di transito dell'immigrazione

Analizzando quanto l'esperienza degli ultimi anni ci trasmette, appare a questo punto necessaria sul tema una riflessione molto più incisiva di quanto fatto finora, individuando in maniera chiara le priorità, in un rinnovato lavoro da svolgere verso e con i Paesi terzi, in particolare la Libia e i Paesi dell'area balcanica. Pur prendendo le mosse dall'esperienza precedente, è tuttavia necessario svincolarci da metodiche e soluzioni che stanno fornendo risultati deludenti, stimolando invece soluzioni più incisive e possibilmente foriere di risultati concreti.

Per quanto riguarda la Libia, occorre una valutazione concreta delle iniziative in corso. Se i "presidii" attuati sotto l'egida dell'Unione europea sono stati importanti per avere comunque un patrimonio informativo di un certo livello, sembra giunto il momento per lanciare azioni assai più importanti, partendo da una seria ed approfondita valutazione, anche di tipo costi/benefici, sulle possibilità di portare a termine attività strategiche di assistenza e collaborazione in quel Paese. Occorre infatti ricordare ad esempio che nel 2004 fu condotta dalla Commissione europea una missione tecnica in Libia che poi diede origine nel 2005 ad un rapporto in cui venivano esplorate metodicamente la possibilità di azioni finalizzate a contrastare l'immigrazione illegale. Su quel modello, eventualmente rivisto ed arricchito di contenuti e di risorse, ci si potrebbe basare per future missioni di "assessment".

Nell'area dei Balcani, il percorso appare più agevole e consolidato da un comune interesse all'ingresso nell'Unione europea. La nostra attenzione dovrà essere rivolta in questo caso a sostenere il processo di adesione e a favorire la migliore integrazione tra i Paesi interessati all'interno dell'area.

Le valutazioni basate su informazioni di qualità e in un quadro di riferimento univoco di tipo politico strategico, con indicazioni sia di sicurezza interna che esterna e con priorità chiare, devono necessariamente fornire la cornice all'interno della quale possano nascere ed interagire ulteriori iniziative, sia a livello bilaterale che a livello UE. Tra queste appare necessaria, in primo luogo, una strategia europea di consolidamento delle istituzioni governative dei Paesi terzi interessati, attraverso il sostegno politico ed economico con un modello di riferimento improntato al rispetto dei diritti umani. Anche la cooperazione di polizia, finalizzata allo smantellamento delle organizzazioni criminali e terroristiche, dovrà orientarsi su basi solide ed efficaci. Infine il controllo delle frontiere e la gestione dei flussi migratori nei Paesi terzi dovranno garantire standard di sicurezza in linea con di diritti fondamentali dei migranti.

In sostanza vi sono alcune aree prioritarie, i Paesi da cui originano o transitano i flussi migratori, del Corno d'Africa, del Medio oriente e quelli affacciano sullasponda sud del Mediterraneo, nonché i Balcani, che richiedono un impegno comune europeo con azioni e interventi diversificati. Una valutazione complessiva e analitica delle iniziative in corso nelle aree interessate appare a questo punto indispensabile e preliminare a qualsiasi ulteriore ipotesi di lavoro con i Paesi terzi. Le linee di riferimento cui dovranno conformarsi le istituzioni europee e i Governi nazionali sono già state tracciate e costituiscono patrimonio dell'Unione europea. Occorre ora un indirizzo più efficace da un punto di vista operativo con riferimento alle peculiarità che caratterizzano le aree geografiche interessate.

In questo momento storico e su questo tema dell'immigrazione illegale abbiamo il dovere di impegnarci al massimo per superare le divergenze degli interessi nazionali, nella consapevolezza di essere uniti da comuni valori e destini, e anzi di dover trasfondere in tale visione comune le migliori energie dei nostri Paesi.

30/06/2014
(modificato il 08/07/2014)
Parole chiave:
Semestre europeo