Riciclavano auto di lusso e suv in Bielorussia, 12 arresti con l'operazione "Swindle"
Acquistavano illegalmente auto di grossa cilindrata, prevalentemente suv delle marche più prestigiose, appartenenti a società di leasing e affittate ad aziende di servizi, falsificavano i documenti e le riciclavano in Bielorussia prima che ne venisse denunciato il furto.
La polizia stradale di Palmanova (Udine), coordinata dalla squadra di polizia giudiziaria del compartimento polizia stradale del Friuli Venezia-Giulia, ha arrestato 12 persone appartenenti all'organizzazione criminale che aveva organizzato la truffa, mentre altre 33 sono attualmente indagate.
Durante i 14 mesi dell'operazione "Swindle" (in inglese "truffa") gli investigatori avevano inoltre già effettuato due arresti in flagranza di reato e sequestrato 11 veicoli per un valore di circa 440 mila euro. Almeno 53 le auto trattate dalla banda per un ammontare complessivo di circa 2.650.000 euro.
L'indagine è iniziata nel novembre 2010, quando una pattuglia della stradale di Palmanova fermò per un controllo un suv che risultò appartenere ad una società di leasing e preso in affitto da un'azienda di servizi; inoltre l'autista, che non aveva nessun titolo per guidarlo, era stato in passato fermato alla guida di un veicolo analogo, successivamente rubato. Il suv fu sequestrato e l'uomo, denunciato in stato di libertà, venne messo sotto costante controllo.
Mesi di intercettazioni, appostamenti, pedinamenti, hanno permesso agli agenti di ricostruire la struttura, l'organizzazione e il modus operandi della banda.
I vertici dell'organizzazione erano in Bielorussia, rappresentati in Italia da un loro connazionale di 35 anni e da un italiano di 58. I due avevano una rete di collegamenti in tutto il nostro Paese, costituita da una serie di "procacciatori", in contatto con persone in difficoltà economiche che avevano legittimamente in uso le auto, le vendevano e, dopo che la consegna era giunta a destinazione, ne denunciavano il furto.
Ultimato l'acquisto, i due capi organizzavano il viaggio scegliendo gli autisti e fornendo loro documenti falsi e soldi necessari al trasferimento. L'atto di vendita e il certificato di proprietà venivano riprodotti dal falsario del gruppo, che disponeva di alcuni certificati in bianco rubati in un'agenzia di pratiche auto di Roma.
In questo modo il veicolo era "pulito" e poteva circolare senza problemi in tutta Europa: passava il confine vicino Trieste, e attraversava Slovenia, Austria, Repubbliche Ceca e Slovacca, Polonia fino a Vilnius (Lituania). Appena varcata la frontiera, prima ancora di entrare in Bielorussia, il mezzo veniva consegnato ad un membro locale dell'organizzazione.
Gli arresti sono stati eseguiti con la collaborazione delle squadre di polizia giudiziaria della stradale di Roma, Foggia, Teramo, Trapani e Modena, che hanno anche sequestrato computer, telefoni cellulari, chiavette usb, carte di credito e documenti già compilati di auto pronte per essere spedite.
All'indagine hanno collaborato anche gli organi di polizia lituana di Vilnius, di Minsk e del servizio Eurojust dell'Aia.