Sulla strada: i riconoscimenti ai poliziotti al servizio della comunità

CONDIVIDI

È la strada il filo conduttore di questo 167° Anniversario della fondazione della Polizia. È la strada testimone di atti di sacrificio e di eroismo dei poliziotti che oggi hanno ricevuto i riconoscimenti più alti.

Una strada nella quale si sono consumate tragedie indelebili nella memoria comune e, soprattutto, nella memoria di tutti i poliziotti italiani.

Tutte le strade diventano una sola quando con identico impegno gli operatori della Polizia di prevenzione e delle Digos italiane contrastano ogni forma di terrorismo in Italia assicurando che la vita di ognuno di noi si svolga in modo sereno e pacifico.  Ed è grazie a questa costante e attenta capacità di prevenzione che la bandiera della Polizia ha meritato la medaglia d’oro al merito civile.

Sulla strada ha perso la vita Maurizio Zanella il 30 agosto 2012 mentre in servizio di pattuglia autostradale cercava di rallentare il traffico vicino a delle vetture ferme pericolosamente in attesa dei soccorsi. Oggi alla sua memoria è stata concessa la medaglia d’oro al valor civile.

Stessa sorte è toccata a Angelo Gabriele Spadaro e Giuseppe Muscolino travolti il 15 gennaio scorsi mentre di pattuglia cercavano di regolamentare il traffico in occasione di un incidente. 

Giuseppe si sta faticosamente riprendendo mentre Angelo non ce l’ha fatta ed è morto poco dopo l’investimento.

E sempre la strada racconta questa volta una storia a lieto fine della quale sono stati protagonisti quattro ragazzi delle volanti di Ancona che hanno salvato due donne rimaste intrappolate dentro una vettura quasi sommersa dall’acqua in un sottopassaggio. Una catena umana organizzata dai nostri ragazzi di Ancona ha permesso di arrivare in sicurezza alla vettura e, sotto il nubifragio mescolare l’acqua piovana alle lacrime di felicità.

Un raccordo autostradale ed un ponte sono invece le vicende che ad agosto 2018 hanno tenuto incollati ai media milioni di italiani. L’esplosione di un’autocisterna a Bologna ed il crollo del ponte Morandi a Genova hanno portato la tragedia, l’orrore e la paura su un’estate orribile. In pochi sanno o ricordano i nomi dei tanti protagonisti dei gesti di eroismo che hanno contribuito a salvare tante vite.

A bologna quattro agenti, due della Stradale, già al termine del turno, e due del Commissariato Santa Viola hanno bloccato il traffico impedendo ad auto e viaggiatori di avvicinarsi a quella cisterna che dopo pochi istanti è esplosa come una bomba. Il bilancio poteva essere gravissimo ma questi poliziotti hanno fatto il loro dovere senza pensare a conseguenze e rischi, così semplicemente perché dovevano farlo.

In tre hanno riportato gravi ustioni ma anche il grande orgoglio di aver agito nell’unico modo possibile, al servizio della propria comunità.

Lo stesso senso di appartenenza e di protezione della propria comunità ha animato gli undici “poliziotti del Ponte Morandi” che oggi vengono promossi per merito straordinario: tra loro c’è chi ha raggiunto il bordo del precipizio dopo il crollo per assicurarsi che nessuno fosse rimasto nelle proprie auto e chi ha ricercato, subito, tra le macerie, i superstiti salvando diverse persone.

Altre strade sono invece quelle percorse degli investigatori della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo alla ricerca per mesi di due pericolosi latitanti nascosti dentro un caseggiato ed armati fino ai denti.

Strade diverse, straniere quelle che invece hanno percorso con la stessa costanza e forza di volontà i poliziotti della Digos di Milano, dell’interpol e della Polizia di prevenzione in Bolivia alla ricerca di un altro latitante che, dopo 37 anni è stato assicurato definitivamente alla giustizia italiana.

Ma le strade si possono percorrere oltre che per dovere, anche per sfidare se stessi; ed è la storia di Paolo Venturini, un degli atleti premiati delle Fiamme oro, il gruppo sportivo della Polizia che è entrato nella storia dello sport percorrendo 39 chilometri di corsa nella zona più fredda del pianeta nel periodo più freddo dell’anno. Ad Oymyakon, in Jakutia (Russia)  Paolo ha resistito correndo a una temperatura di -52° centigradi riempendo di orgoglio la nazione e tutti i suoi colleghi che a latitudini diverse hanno eletto il proprio “domicilio professionale” sulle strade d’Italia, al servizio della comunità.

Franco Cosentino

10/04/2019