Aversa: estorsioni con il caffè della camorra

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Il caffe' della camorra"Comprate il nostro caffè… il boss sarà molto contento".

Queste le parole con cui gli uomini del gruppo Setola del clan camorristico affiliato ai Casalesi, si presentavano ai commercianti della zona di Aversa, in provincia di Caserta, per imporre il loro prodotto, che costava come gli altri ma era inutilizzabile perché di qualità infima.

Questa mattina gli uomini della Squadra mobile di Caserta hanno chiuso il cerchio intorno agli autori di una vera e propria estorsione messa in atto dal clan. Gli agenti hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare in carcere ad undici membri del gruppo criminale, dieci dei quali già dietro le sbarre, raggiunti dall'undicesimo, la mente aziendale dell'organizzazione.

Le accuse sono di associazione per delinquere di tipo camorristico, estorsione aggravata dall'utilizzo del metodo mafioso, porto e detenzione di armi e munizioni.

Centinaia gli episodi accertati: bar e caffetterie erano le vittime privilegiate, anche se non mancavano alcune salumerie. Ogni settimana tutti dovevano acquistare almeno una busta da 3 o 5 chili di caffè, al prezzo minimo di 35 euro.

Apparentemente era tutto regolare: i camorristi avevano costituito una società per la vendita all'ingrosso del caffè, la "Interprice s.a.s.", con tanto di partita iva e regolari fatture.

L'indagine, denominata "caffè nero bollente" è iniziata nell'ottobre del 2008. Durante una perquisizione in uno dei covi utilizzati nella sua latitanza da Giuseppe Setola, gli agenti hanno trovato decine di buste di "Caffè Nobis", documenti contabili, fatture, elenchi di clienti e fiancheggiatori del boss coinvolti nelle estorsioni.

Il marchio del prodotto prendeva il nome da Giuseppe Nobis, titolare di un bar di Trentola Ducenta e mente amministrativa del gruppo, l'unico ad essere ancora in libertà prima dell'arresto.

21/09/2010
Parole chiave:
camorra - squadra mobile - caserta - clan