Brescia: stop alle rapine violente

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volante della Polizia durante un'operazioneI rapinatori, due siciliani padre e figlio e un senegalese, erano già in carcere per una rapina a mano armata commessa il 1° aprile, ma la visita in cella della polizia di ieri non è stata per loro di certo uno scherzo; gli uomini della squadra mobile di Brescia, gli hanno notificato tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, perché colpevoli di altre 10 rapine.

La polizia aveva interrotto le rapine seriali proprio con l'undicesima rapina, l'ultima dei criminali avvenuta il 1° aprile scorso, da cui il nome per l'operazione: "pesce d'aprile" e i tre erano finiti in carcere, ma sono state poi le lunghe indagini a poter ricostruire le altre 10.

"È stata la ricorrenza della modalità seriale a mettere in comune le rapine tra loro", racconta il dirigente della Squadra mobile, Carmine Grassi, "oltre alla presenza fissa tra i rapinatori di una persona dai tratti somatici di origine senegalese e perfino lo stesso giubbino di pelle indossato in più rapine".

E la violenza era stata la condizione sempre ricorrente nelle rapine messe a segno dalla banda, da gennaio a marzo di quest'anno; picchiavano con forza loro, quando travisati e a mano armata colpivano le vittime designate. Le immagini di una telecamera a circuito chiuso di un negozio di abbigliamento, rapinato il 5 febbraio 2009, mostrano la ferocia dei criminali.

Nell'obiettivo dei rapinatori c'erano attività commerciali, tabaccherie, distributori di benzina, concessionarie d'auto, ma perfino il Macello pubblico di Brescia.

Ma i criminali oltre che essere dei rapinatori erano anche tossicodipendenti e la droga è stata il loro tallone d'Achille; è dalla droga che i poliziotti sono giunti alle rapine pedinamento dopo pedinamento, riuscendo a mettere insieme nomi e persone dei tre criminali che ora restano in carcere.

21/10/2009
Parole chiave:
rapina - arresti