Con "Agosto di fuoco" il Gruppo Gargano arresta i capi del clan Perna

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Al termine dell’indagine denominata “Agosto di fuoco” il team investigativo “Gruppo Gargano” ha arrestato due cugini di 39 e 32 anni, considerati elementi al vertice dell’organizzazione criminale attiva a Vieste (Foggia), capeggiata da Girolamo Perna, ex luogotenente del boss Angelo Notarangelo, ucciso in un agguato mafioso nel gennaio 2015.

L’accusa nei loro confronti è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga con l'aggravante mafiosa e detenzione di armi.

Agenti del Servizio centrale operativo, delle Squadre mobili di Foggia e Bari, del commissariato di Manfredonia, in collaborazione con i poliziotti del Reparto prevenzione crimine “Puglia settentrionale” e “Puglia centrale”, della Polizia scientifica di Foggia e unità cinofile della questura di Bari, alle prime luci dell’alba hanno fatto irruzione nelle abitazioni dei due criminali e li hanno arrestati, mentre tutta l’operazione era controllata dall’alto da un elicottero del IX Reparto volo della Polizia di Stato.

L’attività investigativa, avviata dopo l’omicidio di Gianbattista Notarangelo, avvenuto a Vieste il 6 aprile scorso, ha accertato che i due cugini gestivano un fiorente traffico di droga e che erano parte del gruppo criminale coinvolto nella guerra di mafia che vedeva contrapposto il clan Perna alla fazione dei Raduano.

Proprio questo scontro per l’egemonia territoriale nello svolgimento di attività illecite, ha fatto registrare negli ultimi anni una lunga scia di sangue con numerosi omicidi e tentativi di omicidio di elementi legati ad entrambe le fazioni.

Dopo l’arresto di Perna, avvenuto nel maggio scorso ad opera del Gruppo Gargano della Squadra mobile di Foggia, i due cugini hanno preso in mano le redini dell’organizzazione criminale; venivano informati costantemente di tutte le attività del gruppo, valutavano i canali di distribuzione e decidevano quali nuovi intermediari o venditori finali di droga utilizzare, decidevano il prezzo degli stupefacenti, in particolare cocaina e marijuana, organizzavano l’attività delle piazze di spaccio e i rapporti con il clan rivale.

Gli investigatori hanno inoltre individuato un’abitazione utilizzata come base logistica per il taglio, confezionamento e custodia della cocaina, e accertato anche la disponibilità da parte dell’associazione criminale, di numerose armi (fucili e pistole) occultate in luoghi “sicuri”, utilizzate per garantire il controllo delle piazze di spaccio e per contrastare la fazione avversa.

Sergio Foffo

27/08/2018