Napoli: progettava lancio di un'auto sulla folla, arrestato terrorista

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“Giuro di prestare fedeltà al Califfo dei musulmani Abu Bakr Al Quaraishi Al Baghdadi, nei momenti difficili e facili, nel mese di Rajab giorno 2 e Allah è testimone di quello che dico”. Con questa formula un giovane originario del Gambia aveva giurato fedeltà al leader dell’autoproclamato stato islamico (Isis).

Il 22enne è stato arrestato al termine di un’indagine condotta dagli uomini della Digos di Napoli e del Ros, con l’accusa di terrorismo internazionale.

Il video nel quale il giovane prestava giuramento è stato pubblicato su Telegram, e, grazie all’attività dell’intelligence spagnola, è stato poi segnalato alle autorità italiane.

Gli investigatori sono risaliti all’indagato, identificando la persona ritratta nel video grazie al fotosegnalamento effettuato al momento dello sbarco in Italia, avvenuto un anno fa a Messina.

Il video è stato girato con un cellulare all'interno della mensa di una struttura alberghiera della provincia di Napoli, adibita a centro di accoglienza, ed è stato inviato, fra il 12 e il 13 aprile, attraverso Telegram, a utenti che non sono ancora identificati.

L’immigrato, fermato all’uscita della moschea di Licola (Napoli),  ha ammesso di aver curato personalmente la registrazione del video e di aver ricevuto istruzioni su come lanciarsi con un’auto sulla folla, e, in una chat su Telegram, aveva postato dei messaggi vocali nei quali chiedeva ai confratelli islamici di “pregare per lui” perché era “in missione”.

L’indagato ha poi affermato di non aver avuto intenzione di dar corso alla richiesta di eseguire l’atto terroristico.

“Non è stato sventato un attentato - ha precisato il capo della Polizia Franco Gabrielli - ma è stato individuato un soggetto che aveva fatto giuramento di fedeltà al califfato e che è altamente probabile potesse porsi in condizione di dare seguito a questo giuramento, anche se ad oggi tutto questo non si è verificato”.

Il prefetto Gabrielli si è poi soffermato sul sistema di prevenzione adottato dal nostro Paese: “Il sistema del contrasto ha funzionato soprattutto in una fase preventiva”, aggiungendo che di ciò bisogna essere grati a tutto l’apparato, che si compone di diversi attori.

Oltre all’attività di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, è importante il lavoro svolto dalla Guardia di finanza e dalla Polizia penitenziaria, perché molto si fa nel contesto carcerario e con il contrasto all’utilizzo improprio delle fonti di finanziamento al terrorismo.

Fondamentale è l’attività svolta dalle agenzie di intelligence, che, insieme a tutte le altre componenti, danno vita al metodo italiano di prevenzione, che ha la sua centralità nel Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa).

Sergio Foffo

 

26/04/2018
(modificato il 27/04/2018)