Palermo: fermato lo spaccio a Borgo Vecchio

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Con l’operazione “Push Away”, a Palermo questa mattina gli uomini della Squadra mobile e del commissariato “Centro” hanno fermato una banda specializzata nello spaccio di droga nel quartiere di Borgo Vecchio della città.

Ventitré persone sono state raggiunte da un’ordinanza cautelare perché responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di produzione, traffico e detenzione: per 8 è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per 10 gli arresti domiciliari e per 5 l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia, si sono sviluppate attraverso le intercettazioni, tecniche di investigazioni tradizionali nonché di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia: centinaia gli episodi di cessioni di hashish e marijuana documentati dal 2017, in alcune zone del quartiere.

Gli investigatori hanno fatto luce sull’attività dei componenti della banda composta da tre livelli di vertice e tra loro comunicanti, che operavano sotto il controllo della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio: alcuni tra gli arrestati erano collegati con grossisti, altri erano confezionatori e altri ancora si occupavano di rifornire i vari pusher.

È emersa l’esistenza di un forte vincolo associativo tra i componenti, testimoniato dall’esistenza di una cassa comune, dalla rigorosa ripartizione di ruoli, dall’uso di un linguaggio cifrato con cui denominare la droga e dall’esistenza di “regole” ed indicazioni con vere e proprie sanzioni per chi “sgarrava”.

La banda, in alcune circostanze, ha allontanato pusher indisciplinati che avevano trattenuto per sé una quota più alta dei proventi dello spaccio, rispetto al 20 per cento pattuito inizialmente.
Dai pedinamenti e dalle intercettazioni è emerso che insospettabili coniugi del quartiere, detenevano, confezionavano per poi distribuire carichi di hashish e marijuana che finivano nelle mani dei pusher della zona per lo spaccio.

È stato documentato, inoltre, il ruolo di rilievo assunto dalle mogli, “ragioniere” dell’associazione, che all’occorrenza sostituivano i mariti ed erano deputate alla “logistica”; le donne si occupavano della bonifica dell’ambiente domestico quando c’era il timore di un controllo della Polizia.

La banda non si faceva scrupolo ad utilizzare anche dei minorenni, per trasportare la droga.

Olivia Petillo

28/09/2019