Postale: scoperto a Bologna gruppo hacker

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Frode informatica e riciclaggio con l’aggravante della transnazionalità è l’accusa mossa nei confronti di un uomo arrestato dalla Polizia postale di Bologna in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare che disponeva anche di 5 perquisizioni tra Bologna, Roma e Parma nei confronti di alcuni indagati.

Tra questi, un cittadino moldavo ed un ucraino, addetti all’esportazione di beni acquistati in frode e destinati all’Est europeo.

L’arrestato, invece, è un esperto informatico russo, considerato la “mente” del gruppo, che gestiva tutte le operazioni di riciclaggio del denaro e dirigeva le varie operazioni.

Da Roma, dove aveva sede la centrale operativa del gruppo di hacker, venivano gestite tutte le operazioni di riciclaggio di denaro in danno di correntisti online e le operazioni di esportazione verso l’Ucraina e la Russia, soprattutto di beni tecnologici acquistati utilizzando carte di credito clonate.

L’indagine ha svelato il modus operandi della banda che si valuta abbia sottratto almeno 500mila euro da un conto corrente di una società bolognese di trasporti e di oltre 120mila euro da un conto di una nota opera religiosa della città bolognese.

Modus operandi

I criminali partivano da una massiva sottrazione di dati relativi a codici di carte di credito o di dati di accesso su piattaforme online, tipo home banking.

Il furto di tali dati avveniva secondo precise modalità:

1) l’invio di mail ingannevoli al fine di intercettare l’impiego di carte di credito per acquisti di svariata natura, al fine di impossessarsi di codici di sicurezza usati all’utilizzo di acquisti online;

2) con invio di mail “trappola” ovvero l’introduzione di malware per l’acquisizione dei codici dispositivi per l’operatività online di conti correnti.

Contemporaneamente si procedeva al reclutamento di persone in cerca di lavoro con fantomatiche offerte d’impiego in qualità di “magazzinieri”, attraverso inserzioni online pubblicate nei maggiori portali di annunci gratuiti a rilevanza nazionale.

 

L’impiego proposto ai “neo assunti” era di due tipologie:

a) ricevere denaro sul proprio conto corrente da incassare per contanti e ritrasmettere a terzi all’estero attraverso sistemi di money transfert non tracciabili;

b) ricevere al proprio domicilio beni di valore acquistati in frode da spedire in Ucraina, attraverso la consegna ad “affidabili” trasportatori appartenenti ad una ramificata rete di vettori.

Gli organizzatori proponevano ai loro “magazzinieri” la sottoscrizione di un contratto per prestazioni ed offrivano contatti diretti con i responsabili delle società “fantasma”, procedendo al censimento dei dipendenti i quali dovevano inviare copia dei propri documenti di identità ed estremi delle proprie coordinate bancarie (Iban) di conti correnti o carte ricaricabili.

In tal modo ottenevano documenti e riferimenti personali del neo assunto utili per successive attività illecite.

I collaboratori diventavano così a loro volta vittime di altre iniziative criminali.

Ai nuovi “magazzinieri” veniva richiesto di procedere all’apertura dell’imballo arrivato al loro indirizzo, all’esame del contenuto, alla rimozione dei dati di spedizione e quindi di eseguire fotografie dell’oggetto prima di consegnare l’oggetto in mano ai corrieri.

La rete di trasportatori ucraini riceveva i beni in luoghi prefissati e venivano poi  ricompensati dai complici alla consegna delle merci nei paesi dell’Est Europa.

In alternativa al trasferimento di denaro o all’acquisto di beni da inviare per il tramite dei corrieri, il gruppo criminale riciclava somme di denaro attraverso l’acquisto di beni di elevato valore come orologi e preziosi presso diverse oreficerie.

13/10/2016