Operazione "Emma 3" contro i "muli" del cybercrime

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A molte persone sarà capitato di ricevere un messaggio sui social oppure una email da parte di società che offrono lavoro con “guadagni facili”: promettono una percentuale su dei soldi che bisogna ricevere sul proprio conto corrente per poi essere girati su quello della fantomatica società, e il gioco è fatto. Il guadagno c’è sempre ed è “sicuro” perché nella somma che arriva è già compreso il compenso da trattenere; per esempio si ricevono 1.050 euro e se ne trasferiscono 1.000.

Ebbene, bisogna fare molta attenzione perché, in quel momento, si diventa un “Money mule”, si è complici del reato di riciclaggio, e si può finire anche in carcere.

Proprio l’individuazione di questi cosiddetti “muli” è l’obiettivo dell’operazione ad alto impatto “Emma 3” (European money mules action), con la quale le polizie di tutta Europa si stanno impegnando per contrastare il cybercrime finanziario.

Il denaro che circola in questo tipo di operazioni è quello “sporco”, cioè di provenienza illecita, prevalentemente da crimini informatici come phishing, frodi con carte di credito o da commercio elettronico.

Come nelle precedenti edizioni, l’operazione prevede due tipi di intervento. Il primo di tipo operativo, che si è svolto dal 20 al 24 novembre in 21 Paesi dell’Unione europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito, Slovenia, Svezia, Spagna, Ungheria) oltre a Moldavia, Ucraina, Serbia, Svizzera, Australia e Usa.

Sotto il coordinamento di Europol ed Eurojust e con il supporto della Federazione bancaria europea (Ebf), le polizie di questi Paesi hanno eseguito molte operazioni nei confronti di gruppi criminali responsabili di cybercrimini finanziari ai danni di singoli cittadini, piccole e medie imprese e importanti gruppi bancari e di intermediazione finanziaria.

L’attività investigativa, supportata da 257 istituti bancari, ha permesso di individuare 1.719 transazioni bancarie fraudolente, per un valore totale di oltre 31 milioni di euro. Sono stati individuati 766 muli e 59 loro organizzatori e coordinatori, interrogate 409 persone e 159 sono finite in carcere.

In Italia l’indagine è stata coordinata dal Servizio polizia postale e delle comunicazioni, che ha impiegato 180 operatori dei Compartimenti regionali di Basilicata, Piemonte e Valle d’Aosta, Puglia, Campania, Calabria, Sardegna, Molise, Sicilia Orientale, Marche e Toscana.

Nel nostro Paese sono stati identificati 37 money mule, 32 dei quali arrestati e cinque denunciati; individuate 32 transazioni fraudolente, per un valore di oltre 150mila euro, cifre bloccate grazie alla piattaforma per la condivisione delle informazioni denominata “OF2CEN”.

La seconda fase dell’operazione, che è appena iniziata e terminerà il primo dicembre, prevede una serie di campagne di sensibilizzazione e prevenzione nei Paesi che hanno preso parte all’iniziativa. L’obiettivo è di creare una maggiore consapevolezza in coloro che favoriscono il riciclaggio dei soldi di provenienza illecita, contribuendo così ad aiutare i gruppi criminali organizzati a trasferire i proventi illeciti all'estero.

In un comunicato congiunto, Europol, Eurojust e l’European bank federation  hanno dichiarato: “Scoprire questi schemi di money muling e informare il pubblico è vitale per impedire ai criminali di approfittarsi di individui ignari. Le società che operano legittimamente non chiederanno mai alle persone di utilizzare i loro conti bancari o trasferire denaro attraverso i loro account. Nessuno dovrebbe dare accesso o fornire i propri conti bancari o portafogli elettronici a persone sconosciute o non fidate”.

Sergio Foffo

29/11/2017
(modificato il 30/11/2017)