Milano: a caccia del "Dna del reato"

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Codici alfanumericiSi chiama "Key crime"- chiave del reato- il software sviluppato da due poliziotti dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Milano. Il sistema, basato sul rilevamento e successiva analisi e comparazione di dati statistici, fornisce elementi utili sulla ricorrenza dei reati in relazione a tempi, luoghi e modalità con cui potrebbero essere commessi.

L'idea del "Key crime" - come lo hanno chiamato i poliziotti sviluppatori del sistema che simula ragionamenti umani - è nata 8 anni fa dall'esigenza di poter operare su strada attraverso un'azione preventiva ragionata. Da circa due anni, è sperimentato, solo a Milano, con ottimi risultati sulle rapine seriali commesse contro esercizi commerciali.

Questa nuova tecnologia permette di raccogliere i dati degli episodi criminosi, di confrontarli tra loro per ricercare analogie e individuare il colpevole. I dati utili all'analisi sono non solo la connotazione geografica, le testimonianze "a caldo" della vittima e dei testimoni, i filmati, le foto, la descrizione fisica e l'abbigliamento di chi compie il reato e le vie di fuga dopo il colpo. Ma anche le risposte che le vittime e i testimoni meno coinvolti nel fatto danno agli investigatori a distanza di 12-24 ore dall'accaduto. Tutti i particolari, anche quelli apparentemente senza importanza come l'odore del rapinatore, possono risultare molto utili per la ricostruzione di serialità criminali.

Attualmente sono circa 11 mila le informazioni codificate dal "key crime". A ogni informazione (esempio il colore rosso di un'automobile) è attribuito un codice. Già soltanto con tre secondi di filmato per esempio si riescono a riempire circa 60 campi della banca dati. Le analogie, riscontrate dal sistema, assegnano un codice alfanumerico al reato. Per le investigazioni questo è come "una traccia di Dna". In pratica è "la firma" che il rapinatore lascia durante il "colpo".

Non è fantascienza o preveggenza, ma è un'elaborazione che riesce a dare interessanti indicazioni sui crimini seriali e, in alcuni casi, a prevederli. Come è accaduto il 29 settembre scorso, quando è stato arrestato Amedeo Bruno mentre, con una pistola giocattolo, stava per commettere una rapina in via Monte Rosa. Oppure nel caso del marocchino di 23 anni, specializzato in rapine di farmacie: si è trovato ammanettato subito dopo aver rapinato 2.450 euro alla farmacia comunale di via Morgantini.

Le "firme criminali" scoperte negli ultimi due anni sono state molte. Nel 2007 a Milano sono stati individuate le responsabilità di 137 rapine sulle 398 commesse, pari a circa il 34 per cento dei reati di questo genere. Nel 2008 - dati al 27 settembre- su 397 rapine, ne sono state individuate le responsabilità di 192, pari a circa un 48 per cento di reati.

Il "Key crime" che troverà presto applicazione anche per altri tipi di reato, fornisce elementi alle indagini in numero superiore anche rispetto al "CompStat", un software utilizzato dai poliziotti americani dal 2004. Il Dipartimento di polizia di New York infatti, analizza i dati statistici comparando i reati quasi esclusivamente su base geografica e sviluppa così una vera e propria mappa del crimine.

18/10/2008
(modificato il 20/10/2008)
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