Sardegna: assalti ai portavalori, quattro arresti e sequestro di 15 milioni di euro

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Stavolta sono finiti in manette, con l’accusa di riciclaggio, un commercialista, un imprenditore e le mogli dei due capibanda specializzati in rapine.

Gli arresti di oggi seguono quelli avvenuti a marzo in cui finirono in carcere 23 persone che per 20 anni avevano portato a termine assalti armati a furgoni portavalori.

 Ma non solo arresti. Con l’operazione odierna le Fiamme Gialle di Nuoro e la Polizia di Nuoro e Cagliari, hanno sequestrato anche il “tesoro” della banda, consistente in un patrimonio di 15 milioni di euro.

Gli investigatori attraverso gli accertamenti sugli spostamenti di flussi di denaro e intercettazioni, hanno individuato nella loro disponibilità un resort situato in una rinomata località turistica dell’Ogliastra, sei appartamenti sulla costa gallurese, un’autovettura e un motociclo, conti bancari e polizze assicurative.

Uno dei capi, anche se si mostrava più prudente rispetto all’altro, non ostentando un tenore di vita al di sopra delle proprie possibilità ufficiali, con una casa dignitosa ma senza sfarzi, una macchina vecchia di dodici anni e qualche gita in montagna, è stato tradito da alcune piccole disattenzioni. Agli investigatori è apparso strano che nonostante i tre figli e una moglie casalinga da mantenere, non effettuasse mai prelievi dal conto corrente sul quale gli veniva mensilmente accreditato lo stipendio da lavoratore dipendente. In realtà, quelle risorse non venivano toccate perché il denaro necessario alle spese quotidiane era già disponibile in contanti, nascosto tra le mura domestiche dentro buste sigillate.

L’altro invece a fronte di redditi per poche migliaia di euro all’anno, si permetteva costosi soggiorni a Venezia e settimane bianche in rinomate località sciistiche, investimenti all’estero, polizze assicurative e l’acquisto di mobili di pregio, di macchine, moto e di capi di abbigliamento rigorosamente griffati. Una vita, fatta di vizi e stravizi; ma anche di paradossi: come quando, per ottenere sconti sulla retta della mensa scolastica del figlio, non ha resistito alla tentazione di farsi rilasciare una certificazione ISEE minimale.

Per giustificare formalmente le disponibilità di denaro si era fatto assumere, solo sulla carta, come impiegato a tempo indeterminato da un commercialista “amico”; ed era lui a dargli denaro liquido che poi lo stesso commercialista provvedeva a bonificargli, a titolo di stipendio, commettendo però il reato di riciclaggio.

19/12/2016