Violenza sulle donne: la storia di V.

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Una donna vittima di violenzaIl 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Sul sito abbiamo deciso di ricordare le centinaia di donne che, in tutta Italia, sono vittime di violenze di ogni tipo raccogliendo la testimonianza di una di loro. Abbiamo intervistato V., così la chiameremo per rispetto della sua intimità e di quella dei suoi cari.

La sua è una storia di ordinaria quanto brutale violenza: qualche anno fa è stata aggredita violentemente dal suo compagno mentre stava dormendo; è rimasta in coma per diverso tempo ma quando si è risvegliata ha raccontato quanto le è accaduto ed ha permesso ai poliziotti di incastrare, per tentato omicidio, il responsabile. L'uomo sta scontando otto anni di carcere.

Si aspettava una reazione così violenta da parte del suo compagno?

"Si, me l'aspettavo. Purtroppo noi donne spesso tendiamo a nascondere la verità. Le reazioni cattive si vedono anche guardando negli occhi una persona. Aveva un atteggiamento sempre piuttosto strano e cattivo, ho anche pensato che facesse uso di droga ma non l'ho mai visto. L'ho giustificato spesso dicendo che il suo modo di essere poteva dipendere dall'ambiente familiare dove era cresciuto".

Per quanto tempo ha subito le violenze del suo ex compagno prima di prendere la decisione di andare via di casa?

"Conosco questo ragazzo da quando era piccolino, quindi ho sempre saputo che aveva un carattere particolare, spesso si isolava, era dispettoso. Il nostro gruppo cercava di coinvolgerlo nelle uscite ma non era un tipo socievole. Poi non l'ho rivisto per alcuni anni; mi capitava di incrociarlo con la macchina o con il motorino, ma comunque non ci siamo più frequentati fino a quando, all'età di 27 anni, venne nel mio negozio e mi chiese di uscire con lui. La cosa mi sembrava un po' strana conoscendo il tipo, però pensai pure che, crescendo, magari fosse cambiato e quindi accettai la sua proposta. Confesso che dall'inizio provai delle brutte sensazioni, la serata non trascorse serena e spensierata".

Perché allora non decise di interrompere lì la frequentazione del ragazzo?

"Non ci sono riuscita, mi sono sentita come obbligata a continuare a uscire con lui. Mi fece così paura che non sono mai stata in grado di dirgli 'non sei il mio tipo'. Non era la persona per me, era come se io vivessi in un incubo e non potessi svincolarmi da quella situazione. Ora voglio che questa persona non si avvicini più a me".

Suo figlio ricorda qualcosa dell'episodio?

"Il bimbo era presente e ricorda qualcosa. Ora è in terapia con degli psicologi ma io non voglio assolutamente coinvolgere mio figlio. Sarà lui, crescendo, a decidere che rapporto vuole con il padre".

Cosa le rimane di questa esperienza drammatica?

"Rimane il ricordo sempre costante e presente. La mia vita è cambiata, ho imparato ad affrontare le cose chiedendo consiglio, mentre prima agivo secondo i miei impulsi".

Per concludere, quale consiglio vuole dare alle donne che vivono situazioni simili alla sua, all'interno delle mura domestiche?

"Il consiglio che do è quello di non stare assolutamente in silenzio. Non siamo sole, possiamo denunciare le violenze che subiamo perché c'è chi ci può salvare. Da sole non possiamo fare niente. Io pensavo di poter risolvere da sola il problema del mio ex, ma non è così perché persone così violente hanno bisogno di aiuti adeguati di medici e psicologi. Voi poliziotti siete stati i miei angeli custodi, siete voi che mi avete salvato perché da sola non ce l'avrei mai fatta".

24/11/2014
(modificato il 25/11/2014)