Confindustria e legalità: intervista a Emma Marcegaglia

CONDIVIDI

Emma MarcegagliaLa lotta alla mafia, il contrasto alle infiltrazioni criminali nelle imprese e negli appalti pubblici che inquinano l'economia sana del Paese impegnano quotidianamente l'attività investigativa delle forze dell'ordine che si conclude, spesso, con l'arresto di importanti criminali, il sequestro e la successiva confisca dei loro beni. Ma in prima fila nel contrasto alle infiltrazioni mafiose c'è anche la Confindustria, insieme a tutti i protagonisti in campo: dalle istituzioni, alle imprese, alle forze dell'ordine.

"La realizzazione di un patto forte tra le istituzioni è l'unica soluzione per contrastare in maniera efficace l'attività delle organizzazioni mafiose" ha dichiarato al mensile "Poliziamoderna" Emma Marcegaglia presidente di Confindustria.

In un'intervista esclusiva alla rivista ufficiale della Polizia di Stato la Marcegaglia ribadisce la necessità di coinvolgere tutti gli attori della vita economica, civile e sociale per poter assicurare il rispetto delle regole. "Una comunità cambia soltanto quando i suoi amministratori sono in grado di trasmettere ai cittadini un forte messaggio di legalità, di trasparenza e di correttezza" dichiara il presidente di Confindustria.

Proprio per dare forza agli imprenditori e farli sentire meno soli nella lotta alle mafie, Confindustria ha deciso - nonostante la crisi economica e il rischio di perdere associati - di puntare sulla sicurezza introducendo, come regola della vita associativa, l'espulsione di chi è colluso o non denuncia il pizzo. "Una scelta di grande coraggio" la definisce Emma Marcegaglia "che dimostra che qualsiasi atteggiamento compiacente da parte delle imprese non è più accettabile…. Chi è con noi - dice - non può accettare compromessi con la criminalità".

Inoltre in una situazione economica piuttosto difficile come quella attuale, sottolinea ancora la Marcegaglia le imprese, in particolare quelle più piccole, sono più esposte all'usura; il rischio è di uscire dal mercato perché non in grado di sostenere la competizione e la concorrenza sleale esercitata dalle imprese "inquinate" dalle organizzazioni criminali che hanno tassi vantaggiosi e costi di produzione più bassi. Non solo; seguire un percorso di legalità significa anche mettere sul mercato un prodotto di maggior qualità tutelando il Made in Italy, ma soprattutto la salute e la sicurezza dei consumatori.

"La sicurezza delle imprese" dichiara il vice capo della Polizia Francesco Cirillo nello speciale di Poliziamoderna "conferisce sicurezza all'intero tessuto economico e quindi produce cultura della legalità in generale". Anche le novità normative e i vari protocolli per la legalità firmati di recente vanno in questa direzione, obbligando le imprese a denunciare reati di estorsione o concussione, pena l'esclusione dalle gare d'appalto. Il protocollo firmato dal ministro Maroni prevede anche che professionisti del mondo dell'imprenditoria gestiscano insieme ai custodi giudiziari i beni confiscati alla mafia.

Una stretta collaborazione tra istituzioni e imprese che invita gli imprenditori a fare fronte comune contro la mafia permettendo così alla polizia di investigare senza l'ostacolo dell'omertà. Perché "se non si sradica l'omertà" - dice all'interno dello stesso speciale anche Francesco Gratteri, a capo della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato - "non si riuscirà a sradicare l'estorsione che è la malerba che impedisce alla fiducia nello Stato e al valore della legalità di attecchire e crescere".

- In collaborazione con Poliziamoderna. -

18/12/2009
(modificato il 19/12/2009)
Parole chiave:
sicurezza - usura - confindustria