Lotta alla criminalità: i dati di un anno di cooperazione internazionale

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Conferenza cooperazione internazionaleLa criminalità e i criminali non si combattono solo sul nostro territorio nazionale ma anche all’estero, attraverso la cooperazione internazionale.

Nella conferenza stampa che si è svolta questa mattina, al Viminale, il vice capo della Polizia - direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi, ha fatto una sintesi dell’attività del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia (Scip) relativa agli arresti e alle operazioni effettuati dalle Forze di polizia italiane all’estero e quelli in cui l’Italia ha prestato collaborazione alle Forze di polizia straniere nell’ambito del territorio nazionale.

Il prefetto Rizzi, nel suo intervento, ha sottolineato che “La cooperazione di Polizia non ha uniforme, rappresenta lo Stato italiano e l'Autorità nazionale di pubblica sicurezza che è il ministro dell'Interno. Viene infatti attuata sotto la cabina di regina del Dipartimento della pubblica sicurezza e coordinata, nella parte operativa, dalla Direzione centrale della Polizia criminale. Durante il 2019 è stata forte l'attività di contrasto alla criminalità organizzata, in particolar modo contro la ‘Ndrangheta”.

Conferenza cooperazione internazionaleIl lavoro dello Scip ha portato all’arresto di 1.595 latitanti, di cui 747 “attivi”, vale a dire ricercati dalle autorità giudiziarie italiane e rintracciati in 42 Paesi del mondo, e 848 “passivi”, ricercati dalle autorità straniere e catturati in Italia.

“L’alto numero di latitanti arrestati in Italia - ha proseguito il vice capo Rizzi - è sintomatico di una risposta efficiente messa in atto dalle Forze di polizia italiane a fronte di richieste pervenute da paesi esteri”.

Quasi il 60 per cento di quelli attivi sono stati rintracciati in Romania, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, mentre il 50 per cento dei latitanti arrestati in Italia venivano ricercati dalle autorità giudiziarie della Romania, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Spagna, Austria.

Oltre al più noto Cesare Battisti, arrestato all’inizio dell’anno in Bolivia, c’è una donna di camorra, Valeria Pane di 39 anni, del clan “Pesce-Marfella”, arrestata ad agosto in Portogallo; il killer serbo Marko Dordevic catturato a Cannes sempre nel mese di agosto, grazie ad un lavoro di squadra di Italia, Serbia, Slovenia e Francia favorito dalla rete Enfast (European network of fugitive active search teams); gli Italian Bonnie & Clyde, Francesco Galdelli e Vanja Goffi, arrestati in Thailandia per aver realizzato enormi truffe anche ai danni di star del cinema, come George Clooney; il più giovane, Antonio Bellopede di 23 anni, già destinatario di un mandato di arresto europeo per associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti, catturato a Ibiza nel mese di maggio; un padre e un figlio, Nicola e Patrick Assisi, di 61 anni e 36 anni, ricercati da Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza per traffico di droga e arrestati in Brasile nel luglio scorso.

Conferenza cooperazione internazionaleSono 61 i latitanti arrestati che appartenevano ad associazioni criminali mafiose, in testa Camorra e mafia etnica e a seguire ‘Ndrangheta, Cosa nostra e mafie pugliesi, mentre il valore dei beni sequestrati in 12 Paesi ammonta a 29 milioni di euro.

Risultati resi possibili dalla rete della cooperazione internazionale di polizia, che può contare per l’Italia su 67 tra dirigenti, funzionari ed operatori appartenenti alle tre Forze di polizia dislocati in 44 Paesi del mondo, e che trova fondamento nei rapporti bilaterali tra le Forze di polizia dei vari Stati - anche con task forces e joint investigation teams - e nel lavoro delle agenzie internazionali come Interpol, Europol, Frontex e molte altre a cui l’Italia aderisce.

Risultati che presuppongono, da un punto di vista operativo, performance tecnologiche sempre più veloci ed automatizzate, che mettano in connessione in tempo reale i data base nazionali ed internazionali a disposizione delle Forze di polizia anche negli ordinari controlli su strada. Interoperabilità delle banche dati che ha portato nel 2019 ad una media di 40 milioni di interrogazioni al mese effettuate sulle varie piattaforme e ad un incremento del 6,5 cento dei messaggi scambiati dalla Sala operativa internazionale dello Scip rispetto al 2018.

La cooperazione internazionale di polizia non si limita, tuttavia, a produrre i suoi effetti solo nell’attività di indagine ma anche in quella di prevenzione; grazie agli action days organizzati da Interpol ed Europol, tutti gli Stati aderenti sono chiamati a lavorare insieme in giorni prefissati, sullo stesso target, per il contrasto a fenomenologie criminose che riguardano trasversalmente più Paesi.

È il caso dell’operazione “Neptune II” promossa da Interpol per il monitoraggio dei movimenti dei Foreign terrorist fighters attraverso le rotte del Mar Mediterraneo che ha coinvolto l’Algeria, la Francia, l’Italia, il Marocco, la Spagna e la Tunisia; o degli action days di Europol per il contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, ai reati ambientali e di maggiore allarme sociale.

Sempre nella prospettiva della prevenzione e dell’aumento della percezione di sicurezza a livello internazionale, si collocano i pattugliamenti congiunti che nel 2019 le Forze di polizia italiane hanno realizzato con i colleghi di 8 Paesi (Albania, Cina, Croazia, Francia, Montenegro, Polonia, Portogallo e Spagna), ospitando 35 poliziotti stranieri e mandando all’estero 47 operatori italiani. Ed è proprio in concomitanza del programma Safe tourist season, con pattugliamenti congiunti in Croazia, che l’ufficio dell’esperto per la sicurezza a Zagabria ha prestato ausilio alle attività di polizia, di rimpatrio e di trasferimento all’ospedale Bambino Gesù di Roma dei due bambini rimasti coinvolti nell’intossicazione da monossido di carbonio a bordo dell’imbarcazione “Atlantia” dove ha perso la vita il padre dei bimbi Eugenio Vinci.

E sono ancora i bambini ad essere protagonisti del lavoro dello Scip, che viene attivato per il rintraccio e il riaffidamento di minori, nella maggior parte dei casi figli di coppie miste, che vengono sottratti al coniuge e portati all’estero. Attività che non si esaurisce nell’operatività di polizia ma che richiede la capacità di fare squadra con la rete diplomatica, politica e delle Ong per raggiungere risultati importanti, come quello del ritorno a casa dal teatro di guerra siriano di Alvin Berisha lo scorso novembre o, ancor più di recente, del rintraccio in Danimarca della bambina Elisabetta Nur Balle Ventimilla, vittima di più sottrazioni da parte del padre italo-siriano. 

Vincenzo M. Recchiuti

 

30/12/2019
(modificato il 10/05/2021)
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