Operazione "Stella cadente", arrestati 35 mafiosi della Stidda

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Erano pronti ad iniziare una guerra contro Cosa Nostra, scatenando l’ennesimo conflitto di mafia per l’egemonia delle attività illecite in Sicilia, mettendo in campo “500 leoni”, uomini armati e pronti all’azione che, all’occorrenza, avrebbero imbracciato le armi contro il clan rivale.

Con l’operazione “Stella cadente” sono stati spenti i propositi bellicosi della Stidda, l’associazione mafiosa armata, attiva nel territorio di Gela, che è stata privata di 35 suoi affiliati, destinatari delle misure cautelari, 28 in carcere e 7 ai domiciliari, eseguite questa mattina dagli agenti del Servizio centrale operativo, della Squadra mobile di Caltanissetta e del commissariato di Gela, con l’ausilio del Reparto prevenzione crimine e delle Unità cinofile delle questure di Palermo e Catania.

Gli arresti sono stati eseguiti in diverse città italiane con la collaborazione delle Squadre mobili di Catania, Siracusa, Chieti, L’Aquila, Brescia e Cosenza, nei confronti degli indagati accusati di associazione mafiosa, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di armi.

Disposto anche il sequestro preventivo di alcune aziende attive nel commercio di saponi e detersivi, prodotti alimentari e non, e dell’intrattenimento nei locali notturni; attraverso queste aziende, intestate fittiziamente a prestanome, gli “stiddari” avevano imposto la loro presenza sul territorio arrivando a radicarsi nel tessuto economico legale. Un altro settore economico di interesse era quello della costruzione, ristrutturazione e compravendita immobiliare, utilizzato anch’esso per investire e ripulire il denaro proveniente dalle attività illecite, tra le quali una delle più rilevanti era il traffico di droga.

Rilevante anche l’attività estorsiva, posta in essere dal gruppo criminale, attraverso l’imposizione, a numerosi commercianti gelesi, di prodotti per la ristorazione e alimentari, commercializzati dal capomafia; i prodotti venivano acquistati a prezzi maggiorati e in quantità superiori alle necessità, e coloro che non “aderivano” alle richieste del clan dovevano subire attentati incendiari.

I particolari dell'operazione sono stati illustrati, durante la conferenza stampa che si è svolta presso la Procura distrettuale di Caltanissetta, dal direttore centrale anticrimine Francesco Messina.

Sergio Foffo

26/09/2019