'Ndrangheta: 12 arresti nelle cosche Serraino e Libri di Reggio Calabria

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Si è conclusa questa mattina l’operazione “Pedigree” della Squadra mobile di Reggio Calabria nei confronti di capi, luogotenenti e affiliati alle cosche di ‘Ndrangheta Serraino e Libri, operanti nella città di Reggio Calabria.

Sono state eseguite 12 ordinanze di custodia cautelare (11 in carcere e una agli arresti domiciliari); tutti gli arrestati sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, danneggiamento, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, illecita concorrenza con violenza o minaccia, incendio, aggravati dalla circostanza del metodo e dell’agevolazione mafiosa.

Gli indagati operavano principalmente nel settore delle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti, imponendo beni e servizi il cui provento veniva poi investito in esercizi commerciali come bar o nella della vendita di frutta.

Gli esercizi commerciali venivano intestati a compiacenti prestanome allo scopo di eludere il sequestro con l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

L’indagine ha preso il via nel settembre 2017 quando i poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria hanno arrestato, insieme ai Carabinieri, un latitante che si era sottratto all’esecuzione di un provvedimento di residuo pena di 7 anni ed 1 mese di reclusione per pregresse condanne riportate per associazione mafiosa, tentata rapina, tentata estorsione in concorso e violazione della normativa in materia di armi. 

È inoltre emerso come l’uomo fosse a capo della cosca Serraino e di come fosse riuscito a mantenere stabili rapporti con altre cosche reggine che poi nel tempo ne hanno determinato la graduale ascesa al vertice. Aveva mantenuto strettissimo il legame con i capi storici della cosca Labate operanti in alcuni quartieri cittadini; era riuscito a gestire un proficuo rapporto con la cosca Libri con cui si adoperava per gestire problematiche comuni e controversie riferite alla rispettiva competenza territoriale.

Erano stabili anche le relazioni con la potente cosca De Stefano-Tegano, sia per la fornitura di acqua minerale, sia per ottenere l’autorizzazione preventiva ad aprire un bar in un territorio sotto il loro dominio, sia infine per ricevere aiuto nell’accaparramento di clienti e nelle attività di reperimento di macchinari aziendali necessari per l’apertura dell’esercizio commerciale.

Il boss gestiva tutti i rapporti anche dal carcere attraverso i colloqui con la moglie e le comunicazioni epistolari con altri affiliati, nonché con l’utilizzo di un telefono cellulare introdotto abusivamente all’interno della struttura carceraria.

Per l’operazione di oggi sono stati impiegati oltre 100 poliziotti della questura di Reggio Calabria e dei Reparti prevenzione crimine della Calabria. Sono state eseguite diverse perquisizioni e il sequestro di alcuni esercizi commerciali.

Olivia Petillo

09/07/2020