Palermo: tangenti per opere pubbliche, 14 indagati

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Reati di corruzione, falso in atti pubblici e truffe aggravate ai danni dello Stato sono i reati contestati alle 14 persone raggiunte, oggi, da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Palermo ed eseguita dalla Squadra mobile.

Indagini complesse condotte dai poliziotti dalla sezione “Anticorruzione” che hanno raccolto numerosi indizi a carico di un gruppo consolidato di diversi pubblici ufficiali in servizio presso il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche con sede a Palermo.

L’ambito investigativo dell’indagine ha riguardato, infatti, appalti pubblici finanziati con fondi del ministero Infrastrutture e Trasporti, in particolare per l’edilizia scolastica o di altri enti o Ministeri, stanziati per lavori di ordinaria o straordinaria manutenzione di immobili dello Stato.

Tre ingegneri e un geometra sono stati messi agli arresti domiciliari, un architetto e un assistente geometra sono stati sottoposti alla misura della sospensione dall´esercizio di un pubblico ufficio per la durata di 12 mesi.

L´indagine, chiamata “Cuci e Scuci”, ha ricostruito molteplici episodi di corruzione che sono stati consumati nel corso dell’esecuzione di appalti pubblici riguardanti lavori di ristrutturazione effettuati ad istituti scolastici siti nella provincia di Palermo e altri immobili dello Stato.

Tra questi 5 scuole situate nelle province di Palermo, Enna e Catania, un immobile confiscato alla criminalità organizzata e destinato all’arma dei Carabinieri per alloggi del personale ed un altro immobile situato a Capaci, destinato alla nuova stazione dei Carabinieri della cittadina.

L’indagine nasce sulla base della denuncia di un imprenditore edile che si è rifiutato di corrispondere alla richiesta di tangenti da parte dei funzionari corrotti.

Intercettazioni anche ambientali e videoriprese che hanno fatto emergere una prassi deviata seguita all´interno del Provveditorato opere pubbliche Sicilia e Calabria: la tangente era pari all’incirca al 2-3% dell’importo complessivo del finanziamento statale.

Il metodo adottato consentiva poi all’imprenditore di recuperare l’importo della tangente, attraverso l’inserimento di voci di spese fittizie o maggiorate nei documenti contabili, predisposti dai funzionari infedeli, restando di fatto a carico dello Stato.

Olivia Petillo

 

07/05/2019