Tommaso Pavone

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Tommaso PavoneNasce a Potenza nel 1899.

Entra nell'amministrazione dell'Interno nel 1924.

E' nominato prefetto nel 1943 e il 10 agosto è a capo della prefettura di Trento. Con l'armistizio tra l'8 e il 9 settembre la città è occupata dalle truppe tedesche e Pavone tiene un contegno fermo nei confronti della polizia nazista, rifiutando di diffondere dalla prefettura un manifesto contro i militari italiani che si danno alla macchia per non combattere dalla parte di Hitler. Ottiene anche la liberazione di un gruppo di carabinieri che stanno per essere deportati.

Comunica al ministero dell'Interno che non sussistono i presupposti per tutelare la sovranità italiana e si reca a Firenze dove viene arrestato da formazioni ausiliare fasciste e consegnato alla polizia nazista. Portato a Roma rimane in prigione per 40 giorni scampando alla deportazione. Dopo essere stato rilasciato torna a Firenze dove vive in clandestinità fino alla Liberazione.

Prefetto di Firenze nel 1946, nel 1949 è prefetto di Milano.

Il 20 novembre 1952 diventa Capo della polizia.

Durante le elezioni politiche del 1953, con clima teso per via della contestatissima legge elettorale in vigore, la Commissione interni del Senato sottolinea il contributo straordinario della Pubblica Sicurezza che consente la libera e pacifica attività di voto nel Paese.

Con un'accorta gestione dell'ordine pubblico e insieme alle direttive del nuovo ministro dell'Interno, Amintore Fanfani successore di Scelba, si riducono le asprezze delle manifestazioni di piazza.

Con il delitto Montesi, dal nome di una ragazza uccisa e ritrovata a Roma in una spiaggia vicino alla capitale, la sua posizione è compromessa per via dello scandalo sollevato dalle grandi implicazioni politiche.

Si dimette l'11 marzo 1954, ma in seguito una inchiesta governativa riconosce che nulla era risultato a suo carico o in ordine alla sua moralità personale.

20/01/2011
(modificato il 10/05/2019)
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